lunedì 21 gennaio 2013

Esplde la questione morale nelle liste: merito del M5S



Ci siamo. Il termine ultimo per la presentazione delle liste elettorali scade martedi e resta pochissimo tempo per le mediazioni. Tutti i partiti sono in fibrillazione, nel tentativo di proiettare un'immagine di "nuovo" e di "pulito" che paiono, finalmente, diventate questioni decisive per le scelte dell'elettorato.
Nel Pdl l'annuncio schock di Marcello Dell'Utri ("Ho deciso, non mi candido") ha colto di sorpresa i più, ma non gli osservatori più attenti: la condizione di parlamentare non gli avrebbe risparmiato il carcere, in caso di condanna definitiva della Cassazione. Resta in bilico in queste ore Cosentino, che pur avendo tutti i requisiti (e anche qualcuno in più) per essere escluso, ha dalla sua un consistente pacchetto di voti e, probabilmente, una conoscenza delle segrete stanze del Pdl campano che potrebbe essere decisiva nella trattativa per la sua inclusione nelle liste; staremo a vedere. Anche Scajola ha dovuto abbandonare, e pare in procinto di formare una sua lista in Liguria.
Nell'Udc di Casini, invece, abbondano i suoi familiari, e restano felicemente in lista Cesa ed altri gentiluomini; sarà contento Monti, solito presentarsi come il nuovo che avanza. Il Pd, dal canto suo, aveva già formalizzato l'esclusione di Crisafulli, Caputo e Papania; quest'ultimo, avendo patteggiato una condanna per abuso d'ufficio, ha sentenziato di essere vittima di un'ingiustizia, avendo commesso un reato "non grave". È legittimo chiedersi cosa ritenga sia grave per un amministratore. A parte la boutade, la protesta del parlamentare ben rappresenta gli umori di una classe dirigente del tutto incapace di assumersi la responsabilita' della propria condotta.
Al di la delle esclusioni eccellenti, infatti, restano nelle liste decine di indagati per fatti gravissimi, il cui operato, lasciando da parte i giudizi della magistratura, li dovrebbe escludere a priori da qualsiasi ipotesi di incarico pubblico. L'operazione di restyling dei partiti infatti non scalfisce neppure l'intreccio di interessi politico-affaristico che ha governato il paese in questi anni, ne da luogo ad un reale rinnovamento della classe dirigente.
La sola, grande, novità di questa campagna elettorale sta nel fatto che, sondaggi alla mano, Berlusconi e Bersani siano stati costretti ad affrontare la questione morale davanti agli elettori, questione che nelle precedenti elezioni non era stata neppure timidamente accennata. Il parziale risveglio dell'elettore italiano li ha costretti a porsi il problema, pur affrontato in termini di semplice salvaguardia da una vistosa perdita di consenso.
Sicuramente la crisi economica ha influito sugli umori del paese, ma ancor di più ha fatto Grillo. Non solo per aver portato ripetutamente e costantemente in primo piano il problema della corruzione, ma per aver fornito una reale alternativa ai partiti tradizionali. Questi infatti, rimbalzandosi le responsabilità, hanno costretto gli elettori a scegliere tra soggetti politici accumunati tutti da un bassissimo profilo morale, e da apparati e dinamiche clientelari molto simili, a prescindere dalle bandiere di appartenenza. Il 20% dei consensi di cui il M5S è accreditato, ha bruscamente spezzato questo tacito patto, tanto scellerato quanto responsabile della deriva economica e sociale del paese. Il giochino si è rotto, e dal vaso di Pandora stanno uscendo tante nuove sorprese. Chissà che a giovarne, per una volta, non sia il paese.