lunedì 4 marzo 2013

La vittoria di Berlusconi e gli sbagli di Grillo


Rassegniamoci: anche stuprasse in diretta una vecchietta in TV, il Caimano prenderebbe comunque il 30%.

Di una cosa ero dispiaciuto, che il Caimano uscisse di scena non per una storia pubblica e politica impudica, ma per una questione privata, come andare a letto con una prostituta minorenne. Non che il fatto gli regalasse particolari meriti, ma sarebbe stato indecente ritenerlo più deplorevole che farsi fondare il partito da un uomo continguo alla mafia, o dell'aver comprato una grande azienda corrompendo un giudice.
Per dirla alla Woody Allen : "Nessuno ha detto niente quando Nixon ha bombardato illegalmente la Cambogia, ma se lo avessero sorpreso in una camera d'albergo con una minorenne lo avrebbero cacciato in due giorni; popolo interessante, questi americani".
Ecco, gli elettori italiani sono meno interessanti; non si sono smossi invece né per un motivo né per un altro, ma hanno continuato a votarlo in massa, regalandogli quasi il 30 % delle preferenze, tra la sorpresa generale degli stessi appartenenti a Forza Italia.
Possiamo ascrivere il fatto allo strapotere televisivo di Mediaset, alla forza della componente over 65 del corpo elettorale, ma resta un dato: tantissima parte di noi, semplicemente, non si riconosce in quei principi di moralità e vivere civile che sono alla base delle società più evolute come quelle scandinave, ad esempio. E su questa sconfortante realtà è calato un velo di silenzio, come sul vero vincitore di queste elezioni.
Berlusconi resta dentro il palazzo, con un numero di parlamentari importante, sufficiente a tutelare i suoi interessi privati da una posizione di forza, che gli potrebbe consentire, alla prossima tornata, anche di governare ancora, che ci piaccia o meno. Grillo lo ha capito? Mi sembra di no.
Il fondatore del M5S pare pensare che, con il prossimo crollo economico del sistema, la sua forza sia destinata a raggiungere la maggioranza assoluta, ma è un'illusione. La maggioranza dell'elettorato, manipolata ancora dai media tradizionali, non ha ben chiaro chi vuole fare cosa e perché. La sua azione doveva essere improntata alla chiarezza, e non ad un diniego aprioristico a qualsiasi ipotesi di governo. La questione non e' se allearsi con Il Pd, ma svelare e far capire la ragione di questa scelta.
Sarebbe bastato dire: "siamo disponibili ad un appoggio ad un esecutivo Pd, purche i primi 5 provvedimenti siano l'eliminazione retroattiva dei rimborsi elettorali e dei finanziamenti all'editoria, l'eliminazione delle province, l'impignorabilità e tagli dell'ICI sulla prima casa, il dimezzamento del numero dei parlamentari e nuova legge elettorale" amen.
Bersani non puo' neppure ipotizzare di chiedere i voti al suo partito su questo programma, e forse, qualche elettore del Pd ancora sognante, avrebbe capito chi vuole fare davvero le cose che gli promettono da sempre. Ma Grillo, forse troppo preoccupato dall (inevitabile) scouting in atto tra i suoi eletti, non ha avuto la lucidita' necessaria per disegnare questa strategia. Pensaci Beppe, pensaci..


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