mercoledì 30 gennaio 2013

Ingroia tradisce Falcone, la sua storia, se stesso



La maledizione della politica coinvolge anche l’ex magistrato: chiunque ci entri, incomincia un percorso vorticoso verso il basso.

Ho spesso guardato con simpatia in questi anni ad Antonio Ingroia, sia per le sue battaglie antimafia, che per quelle contro la corruzione in politica. Era il simbolo di quel che restava in Italia della voglia di giustizia e legalità; un baluardo contro quei “poteri forti” che lo avrebbero voluto neutralizzare in ogni modo, con le buone o con le cattive maniere. La sua repentina decisione di accettare un incarico investigativo in Guatemala segnava un punto di svolta in negativo; rinunciava per sempre, a torto o ragione, alla sua missione al servizio della nazione, caratterizzata da quell’eroismo silenzioso che già fu di Falcone e Borsellino.
Eppure, non veniva meno del tutto la stima; l’incarico era comunque nell’ambito delle competenze acquisite, e non tutti hanno l’animo, ed il coraggio, di mantenere fino alla fine un mandato il cui adempimento può dover comportare atti di eroismo. Questo, il preambolo. Ma il magistrato palermitano ha ritenuto di rinunciare, “scendendo” in politica. Tale scelta comporta l’impossibilità del ritorno alla carriera di magistrato, perché ormai privato del ruolo super partes, e della credibilità necessaria per sostenerlo. Significa cioè abdicare per sempre dal principio di impegno inteso come servizio alla collettività, per optare per posizioni che regalino maggiore prestigio e potere. Scelta legittima, per carità, ma in linea con quanto espresso dai parlamentari dell’intero arco costituzionale dell’ultimo ventennio.
Abbiamo bisogno di un altro politico cosi? Suo compagno di merende, un altro ex magistrato caduto in basso, Luigi De Magistris. Quest’ultimo, da sindaco di Napoli, ha trascinato la città in un girone infernale dantesco, trovando come soluzione ai problemi divenuti ormai esplosivi la propria candidatura ad un seggio in parlamento, tradendo cosi l’impegno preso con gli elettori della propria città. Da europarlamentare aveva fatto lo stesso.
Ieri, Ingroia ha paragonato se stesso a Falcone, citando poi Borsellino, alla disperata ricerca di consensi, tradendo il suo ex collega, la propria storia, se stesso. Alle (scontate) proteste della sorella Maria Falcone, ha trovato il coraggio di replicare: “Si informi”. Nulla da aggiungere, se non la constatazione, che la politica è un re Mida al contrario: riesce a insudiciare tutto ciò che tocca.

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