domenica 4 novembre 2012

L'importanza di chiamarsi Grillo


Grillo e' un maschilista. No, di piu'; e' un femmicida sessista, oltre a essere dittatoriale, violento e senza scrupoli. Peccato che sia l'unico che abbia sempre raccontato la verita'. A chi credere?
 
Non volevo piu' difendere Grillo, mi ero convinto che fosse inutile. Chi ragionava gia' con la testa non aveva bisogno delle mie argomentazioni, mentre chi non ragionava affatto ne poteva tranquillamente fare a meno. Ma l'uomo, si sa', e' debole, e ama cedere alle tentazioni. Avevo resistito abbastanza bene anche a  circa un minuto di Buona domenica, ascoltando Sgarbi e la Santanche' che sproloquiavano di visione medioevale delle donne, decontestualizzando una frase sul punto G, che nulla aveva a che vedere con la guerra dei sessi. Poi e' arrivato Sartori, che stimo (ora un po' meno) su rai news, a sostenere che nei talk show i dibattiti non sono forvianti; un po' troppo.
E' bene porre rimedio e chiosare gli opportuno distinguo tra i fatti e le opinioni. L'Italia e' un paese bloccato, fermo, penultimo nella classifica mondiale per crescita nell'ultimo decennio; tra le cause maggiori c'e' la corruzione, dovuta in gran parte alla paralisi della giustizia, e un'informazione soggetta e addomesticata. Il gigantesco conflitto di interessi di Mister B. non ha pari nel mondo occidentale, e costituisce l'emblema della mancanza di liberta' di stampa nel nostro paese. Questi, i fatti, a meno che non si avalli l'ipotesi di un gigantesco complotto di tutte gli organismi di controllo internazionali, univoci nelle statistiche e nelle analisi. In questo contesto nasce il movimento di Grillo, che usa per raccontare queste verita' i mezzi che ha disposizione: il blog, gli spettacoli, le piazze. Lo fa nel silenzio tombale della quasi totalita' dei media , che lo oscurano, ne distorcono i messaggi, gli affibiano le etichetta di populista, qualunquista, giustizialista; qualsiasi cosa, pur di non parlare dei contenuti che propone. La caccia all'uomo, e al movimento, e' cominciata; ogni mezzo e' buono, purche' funzioni.
Cominciamo dall'ultimo caso, quella della consigliera bolognese Federica Salsi, redarguita per aver partecipato all'ultima puntata di Ballero'. Tutti i media si sono riferiti alla metafora di Grillo sul punto G., omettendo volutamente la vera materia del contendere, e cioe' la partecipazione dei rappresentanti del movimento a programmi televisivi. E' loro diritto non parteciparvi? E non e' del tutto lecito aspettarsi che gli iscritti seguano le regole del movimento cui appartengono? Sono domande molto semplici, che suggeriscono una semplice verita': la consigliera ha sbagliato. I talk show in tv sono pensati per professionisti della politica, e gestiti da chi ha tutto l'interesse a preservare lo status quo, parteciparvi e' controproducente. Dando un'occhiata al forum del movimento, ci si accorge che la stragrande maggioranza la pensa cosi; chi non e' d'accordo puo' manifestare dissenso o proporre regole diverse, non infrangerle a piacimento.
Le esternazioni del consigliere Favia sulla manacanza di democraticita all'interno del M5S hanno portato alla luce un problema reale, ma posto in maniera forviante e, soprattutto, con obiettivi diversi da un costruttivo dibattito interno. Il consigliere di Forli e' vicino alla scadenza massima di due mandati , limite ultimo per statuto della sua esperienza politica, ed e' lecito pensare ad un'azione improntata alla visibilita'. Questo problema si ripetera' piu' e piu' volte; quanti abbandoneranno volentieri un "lavoro" ben retribuito, interessante e  che regala potere e visibilita'? Ed e' auspicabile che il limite venga cancellato, oppure l'impegno "a termine" del cittadino, e' una reale possibilita' di moralizzazione della vita pubblica? Grillo ha bisogno di essere difeso in questa scelta di modernita', e dagli attacchi anche strumentali che tale impegno comportera'.
Leggo poi spesso critiche "aprioristiche" sull'inadeguatezza delle proposte del M5S, e sulla necessita' di esperienza politica per attuare qualsivoglia proponimento. I miei 5 lettori sanno che spesso ho criticato delle incongruenze o delle omissioni (vedi giustizia) nel programma, ma vorrei porre una riflessione: avendo tutte le capacita', l'esperienza, e la sagacia del mondo, e' possibile che qualcuno realizzi qualcosa che non intende realizzare? Traslando, qualcuno pensa davvero che i politici dei partiti voteranno norme per cui i meritevoli primeggieranno, i corrotti andranno in carcere, e i giovani avranno l'opportunita' del ricambio generazionale? La cosidetta legge anticorruzione, appena votata, e', sostanzialmente, un indulto. La proposta di legge depositata dal M5S, attinente l'incandidabilita' dei pregiudicati e il limite massimo di due mandati per chiunque, non e' stata respinta dal parlamento; non e' stato neppure discussa. Di un cambiamento significativo, non considerano neppure l'idea.
Al di la' delle diverse opinioni e sensibilita', la struttura stessa dei partiti e' delineata per attrarre arrivisti di ogni ordine e grado, e le sirene che promettono cambiamenti epocali, dopo aver risuonato a vuoto per decenni, non devono attrarre piu' nessuno. Non mi interessano le esternazioni di B., di Casini, di Renzi, di Vendola; tutti nomi che il tempo ci ha permesso di soppesare, le cui parole sono sempre, sempre, andate al vento. So' cosa aspettarmi da loro, ho capito chi sono. Voglio un'opportunita' nuova, di qualcuno senza conflitti di interessi, senza gruppi di potere alle spalle,  che non abbia MAI mentito spudoratamente: ecco l'importanza di chiamarsi Grillo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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