giovedì 20 settembre 2012

Berlusconi e l'arte della maieutica


Si fa presto a parlar male di Berlusconi, in molti si cimentano; unico ostacolo l'inusitato numero di punti di vista atti allo scopo. Tra l'altro, la lunga permanenza all'ìnterno delle Istituzioni e le varie peripezie ne limitano alquanto le argomentazioni, che chiunque potrebbe facilmente tacitare usando criteri di logica, anche appena accennati.
Ne consegue, che al di sopra e oltre al solito giornalista prono e annuente, il messaggio veicolato debba essere "emozionale" come, per l'appunto, le sue ultime esternazioni marinare: "Senza il taglio delle tasse non si esce dalla recessione", due palpitazioni al prezzo di una. Oppure: "Aboliremo l'imu, perché la casa è un pilastro della famiglia!", contentino e carezzina insieme. E per concludere: ”La Germania non consente che la Bce batta moneta e questo pesa in maniera tragica”, identificazione del cattivone che ci rovina la festa.

Il cavaliere vuole fomentare gli istinti più biechi dei suoi auditori; lo fa mediante una sistematica negazione del reale, e con un continuo richiamo a quelle che "dovrebbero essere" le condizioni in cui viviamo: l'utilizzo indiscriminato dei soldi che non abbiamo, la dispensa dall'ottemperanza delle leggi e dalle tasse che non riteniamo congrue, e financo la salvazione dall'esercito bolscevico, posto che qualcuno ancora se ne preoccupi.

E' una maieutica deupaperata del suo intento originale, atta a cavar fuori il peggio dalle persone, con risultati sorprendentemente efficaci ed estesi. In un ventennio l'italietta ha perso molto della civiltà, dell'educazione al rispetto delle regole, e del senso della misura, che le generazioni precedenti ci avevano lasciato in eredità.

Più di tutto, devasta l'indecenza del sorriso beffardo di chi sa che non verrà smentito, né contrariato;  quel sorriso, accompagnato a quella consapevolezza, mi dà una sensazione di lerciume indefinito, più impudico che amoreggiare con una minorenne, più colpevole che negarlo spudoramente. E' l'affermazione della menzogna reiterata, sfrontata, effigiata al meglio con l'orgoglio di chi si sente di adempiere alla propria missione rappresentandola; in buona sostanza, è un capolavoro della mistificazione.
Ecco, forse questo è il vero lascito di B.: la convinzione che la vita è migliore, se la si racconta come vuole lui.

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