mercoledì 25 luglio 2012

Un liberismo senza trucchi



Giovanni Sartori, forse il piu' autorevole e libero dei politologi italiani, conio' ,qualche anno fa', il termine "liberismo"; oggi e' molto usato, spesso  in maniera inappropriata. Ma cos'e', in realta', il liberismo? E' una teoria che prevede la libera iniziativa ed il libero mercato, lasciando che, in linea di principio, concorrenza e merito ne determinino le dinamiche.Teoricamente, quindi ,in politica la sinistra dovrebbe essere piu' incline a limitazioni e correttivi, la destra a deregolamentare; esattamente il contrario di quanto avvenuto in Italia (...).
Le aziende, per loro stessa natura, tendono a massimizzare i profitti, seguendo percorsi noti e ricorrenti: la delocalizzazione del lavoro in cerca di manodopera a basso costo; l'approvigionamento delle materie prime al prezzo migliore; l'interesse a colludere, cioe' a fare cartello sui prezzi; la strategia per diminuire quanto piu' possibile la concorrenza, in ogni maniera.
Pare evidente che il mercato vada regolamentato , e che dei limiti debbano essere posti; questo e' lo spartiacque tra il benessere e il progresso di tanti e l'arricchimento sfrenato di pochi. Innanzittutto, e' lapalissiano che differenze abnormi salariali e contrattuali provochino la desertificazione industriale dell'occidente; non si produce infatti, quasi piu' nulla. Chi ha dei dubbi in merito provi a cercare un aspirapolvere, di numero, in commercio ,prodotto nella cee; non lo trovera'. La soluzione ? Pretendere che un operaio cinese lavori le stesse ore di un europeo, pena l'innalzamento di barriere doganali che riequilibrino i costi. In questo caso, un'apparente freno al liberismo, il dazio, consentirebbe invece una giusta competizione.
 C'e' poi la questione delle materie prime sottopagate; si sfrutta il lavoro minorile , oppure si diventa unici acquirenti di un prodotto determinandone il prezzo, o addirittura tutti e due . I paesi poveri diventano piu' poveri, i conti dei paradisi fiscali salgono, in esatta proporzione.
Le Corporation sono spesso in guerra con "l'Antitrust", che dovrebbe frenarne l'innata propensione a eludere le leggi sulla concorrenza, "truccando" il gioco;  la casistica a riguardo e' molto variegata: da Microsoft che prevede un sistema operativo che costringe ad usare sue applicazioni, ai nostri gestori telefonici che applicano tariffe minime concordate.
Vi e' poi un altra pratica che va' in questa direzione, il "dumping", cioe' la vendita sottocosto di un prodotto, per "uccidere" la concorrenza, e poter operare poi in regime di monopolio. Questo, sostanzialmente, e' il campo di battaglia. Il libero mercato sta al progresso nella misura in cui la concorrenza, ed il rispetto delle regole, lo ispira e anima. Ma come sta andando questo scontro?
Negli USA le lobby finanziano largamente alla luce del sole le campagne presidenziali, e ne influenzano le politiche.In europa il fenomeno e' meno visibile, ma ugualmente potente; a Bruxelles si contano oltre 2500 uffici di lobbisti, e c'e' di tutto. Dall'industria farmaceutica, a quella finanziaria, passando per quella bellica a quella alimentare. Su ogni singolo prodotto in commercio, c'e' qualcuno che lavora per massimizzarne i profitti e perche' si legiferi in questa direzione, a prescindere dalle conseguenze su salute, ambiente, persone.
Per dare il senso del punto cui siamo arrivati, occorre ricordare che in molte commissioni giudicanti prodotti ed effetti , siedono esperti che hanno dei trascorsi nelle stesse aziende sottoposte a giudizio; quale la garanzia di imparzialita'? Nessuna, ma i media non ne parlano, forse perche' appartengono, in massima parte, ad azionisti e referenti delle multinazionali di cui parliamo? Se uno piu' uno continua a fare due, la situazione e' allarmante.
In Italia il problema della mancanza di concorrenza e' dilagante, ed esonda persino all'interno della societa', con vaste categorie sociali che operano in condizioni di assoluto privilegio. Il concetto stesso di "merito" e' messo in discussione, e ovunque ,a partire dalla classe dirigente, prevalgono nepotismi e privilegi, a cominciare dall'alto per proseguire giu', a cascata. I servizi ineludibili, acqua gas e luce, sono di fatto dei monopoli di stato; una falsa apertura del mercato ha permesso solo la vendita di contratti capestro, oggetto di migliaia di processi e ricorsi. Banche e assicurazioni hanno ,secondo tutte le rilevazioni, i costi piu' alti d'europa; sono annualmente multate dall'antitrust, per una cifra che alcuni giudicano vicina al 5% dei profitti che cosi illecitamente ricavano; potranno mai simili importi funzionare come deterrente?
I professionisti di svariati settori posseggono un proprio albo di appartenenza, che gli consente due cose: imporre delle tariffe minime , e stabilire l'accesso alla professione con l'istituzione di un  numero chiuso; nei casi migliori, o peggiori, tutte e due le cose. Ad esempio si diventa notai solo attraverso una complicata procedura, per la quale serve il beneplacito di un altro notaio; una volta che si e' avuto accesso alla professione, si devono applicare le tariffe minime di categoria; vietato lo sconto,magari per avviare lo studio: se dovete comprare una casa, non avete scampo. E cosi, mentre migliaia di cittadini si scontrano con il mercato, con alterne vicende, altri si godono il loro cantuccio, con la cantilena che il prezzo garantisce la qualita'.
 Quando vedro' uno di loro rinunciare ad un volo low-cost, spaventato dall'idea che  il pilota guadagni la meta' rispetto ad un collega di una compagnia di bandiera, credero' nella loro buona fede.
Stessa storia per svariate attivita' commerciali, dalle farmacie ai tassisti. Qui la distorsione della logica di mercato ha prodotto anche un altro ,deleterio,effetto collaterale : lo sproposito aumento del valore delle licenze esistenti; a Roma, si va' dai 300.000 in su', per un taxi si parte dai 110.000. Se si liberalizzasse domani mattina, quale l'effetto su chi magari ha investito in questa maniera i risparmi di una vita ? Il protezionismo, in questo caso, aumenta esponenzialmente i problemi gia' esistenti.
Le soluzioni, a livello globale e nazionale esistono, e sono possibili nella misura in cui si diffondera' la consapevolezza delle dinamiche descritte e degli scopi del Wto, l'organismo sovranazionale che presiede al commercio mondiale. Questo persegue semplicemente l''aumento delle transazioni, senza curarsi che i soldi finiscano sempre piu nei paradisi fiscali, e sempre meno ripartiti tra gli abitanti della terra   , producendo cosi una crisi non della ricchezza totale, ma della sua ripartizione. E' evidentemente necessario un controllo maniacale da parte dei cittadini dei loro rappresentanti all'interno delle istituzioni, nazionali e sovranazionali, in quanto sottoposti a continue "pressioni" per legiferare in questo o in tal senso. L'aggiramento delle regole provoca un capitalismo becero, che inquina senza risponderne, mina le attivita' "sane", e consente l'accumulo di capitali cosi imponenti che, usati per la speculazione, possono compromettere la solidita' di stati anche importanti, vedi la Spagna. Preoccupazioni esagerate? Risultano occultati fondi maggiori del pil di U.s.a. e Giappone messi insieme, giudicate voi ( http://www.intopic.it/notizia/4002502/ ) .
Per l'organizzazione dei singoli stati il modello a cui guardo con piu' fiducia , considerato tra i piu'evoluti del mondo, e' quello scandinavo, che possiede un sistema di "ascensore sociale" perfettamente funzionante. E' cioe' molto piu' facile, e probabile, che il figlio di un operaio diventi manager; dipendera' dalla sua attitudine e dalla sua volonta'. Lo stato gli fornisce gli strumenti, borse di studio, prestiti, e una liberta' totale di accesso alle professioni; potra' crescere ed orientarsi per indole e necessita', avendo comunque alle spalle un sistema di protezione sociale senza eguali. C'e' un prezzo da pagare, ed e' una tassazione tra le piu' alte del mondo, simile a quella italiana (...).Anche le tasse di successione sono molto alte, ma questo e' implicito nell'approccio filosofico: non ci si puo' trincerare dietro rendite di posizione , ma bisogna saper camminare con le proprie gambe.
Una richiesta di adesione agli stessi parametri e' stata fatta dall'economia "illuminata" degli U.s.a., con Bill Gate in testa. A onor del vero, e' opportuno precisare che le societa' scandinave tutte, hanno nel loro dna il senso della comunita' e del rispetto delle regole, presupposti indispensabili per scelte sociali condivise e funzionanti. Resta il fatto che , opportunamente regolamentato, il libero mercato li' generi benessere ed opportunita' per tutti; la chiamano socialdemocrazia.
Sembrano di un altro pianeta, ma non c'e' nessuna magia, e' solo liberismo, ma ...senza trucchi.


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